Gianfranco Gentile

The rust garden: Intervista a Mariella Segala

Intervista a Mariella Segala, curatrice della mostra “The rust garden”, con le opere di Gianfranco Gentile; allestita presso lo Spazio Arte Duina di Lonato del Garda (BS).

Fashion Style Gentile rust garden
Fashion Style_2011, Gianfranco Gentile.
Pastelli su cartone da imballo, 95×151 cm.

F: Come è nata l’idea di questa mostra?

M: Lo Spazio Arte Duina, ormai da cinque anni, si occupa di realizzare mostre, che abbiano come tema di fondo l’idea di un’arte autentica e ancorata all’idea di ricerca e bellezza.

La prima mostra da noi realizzata nel 2011, nella sede precedente, accoglieva una selezione di opere di artisti, che ritenevamo coerenti alla nostra ricerca e tra questi lavori esponemmo un lavoro di Gianfranco Gentile.

Dallo scorso anno, lo Spazio Arte Duina, ha spostato la propria sede a Lonato del Garda, all’interno di una antica cascina settecentesca. La struttura architettonica, nei suoi muri in sassi, nei pavimenti realizzati con mattoni di cotto artigianali, rende evidente il lavoro degli uomini, che hanno contribuito alla sua realizzazione; è un luogo pervaso di memoria, storia e anche di forza. I lavori di Gianfranco Gentile, in un contesto di questo tipo, ci sembrano appropriati, poiché i suoi “reperti” e le sue architetture abbandonate, sono pervase dalla presenza della storia, sono una testimonianza degli esseri umani che ne sono venuti in contatto, che li hanno vissuti e abitati.

F: All’inizio della nostra storia, sia come genere umano, sia dei nostri rapporti con la natura, ci sono due giardini: il giardino biblico dell’Eden e il giardino greco dell’Eliso. L’ideale del giardino si è declinato storicamente in vari modi. Il titolo “The rust garden” ci proietta, idealmente, in una nuova dimensione paesaggistica. Quale?

M: Il giardino, nella storia dell’arte, è ricco di significato e si presta a molteplici interpretazioni. La nostra scelta di titolare la mostra “The rust garden”, nasce dall’idea di un giardino segreto, un hortus conclusus e intimo, che provochi nel visitatore stupore e meraviglia, non appena si oltrepassi l’ingresso della galleria. Gli ingranaggi, i macchinari, le condutture e le ruote dentate abbandonate, attraverso gli occhi attenti e sensibili dell’artista, sembrano ritornare ad una vita nuova e diversa. Non sono più semplicemente oggetti inerti ed obsoleti, ma diventano quasi creature vive, che riaffiorano e sbocciano sul fragile supporto del cartone, quasi come dei fiori.

F: Com’ è l’archeologia industriale di Gentile?

M: In Gentile emerge sia il suo aspetto puramente artistico, che l’aspetto più razionale e metodico dettato dalla sua formazione di architetto.

Guardando le opere di Gianfranco Gentile, viene alla mente la fase dell’industrializzazione tardo-ottocentesca e primo-novecentesca, la “civiltà delle macchine” della metà del XX secolo, e si è presi da un’attrazione per qualcosa che ha il sapore di un’operazione nostalgica.

Agli antipodi rispetto all’esaltazione modernista della potenza della macchina, l’artista si concentra sulla valenza estetica degli apparati tecnici del passato, lasciando emergere la sensualità latente, la bellezza intrinseca delle macchine, e – attraverso l’irresistibile attrattiva del dettaglio messo a fuoco da un’ottica lenticolare – riporta alla luce il potere seduttivo esercitato da una meccanizzazione ancora controllata dall’uomo, in un’epoca in cui era ancora la mano dell’operaio a mettere in moto le macchine, manovrare gli strumenti, abbassare leve, girare rubinetti, avvitare bulloni, ruotare manovelle, premere interruttori, verificare i materiali.

F: La mostra è già visitabile da qualche settimana. Quale è la risposta del pubblico?

M: Il pubblico si è mostrato molto incuriosito sia per l’originalità del tema, infatti, ancora pochi conoscono l’archeologia industriale, sia per la tecnica utilizzata dall’artista. Le opere sono disegnate su comune cartone ondulato da imballo, dipinte a mano sulla superficie liscia con pastelli e tecniche miste (ossidi, vernici, cemento, catrame, oli riportati a “secco”), poi intagliate con il cutter nelle parti non dipinte, in modo che affiori lo strato di onduline sottostante e il contorno del congegno raffigurato emerga con straordinaria potenza ed effetto di tridimensionalità dallo sfondo. Inoltre, i visitatori sono rimasti colpiti da alcune opere in cui Gentile abbina elementi di archeologia classica a elementi di archeologia industriale.

F: Quale è il messaggio, che vuole dare a chi non conosce ancora l’archeologia industriale?

M: L’archeologia industriale ha il medesimo fascino dell’archeologia classica, è un mondo ricco di storia e cultura, testimonianza di un passato, anche recente, che deve essere tutelato e riscoperto. Poco tempo fa, ho scoperto l’esistenza del mollificio a San Felice del Benaco, progettato dall’architetto Vittoriano Viganò, un sito di archeologia industriale pregevole e importantissimo; purtroppo non visitabile. Credo sarebbe bello rendere accessibile, in occasioni particolari, al pubblico queste strutture, proprio per divulgare questo patrimonio importante di cui l’Italia è ricchissima.

Ora, non resta che lasciarsi incantare dalle opere di questo artista, presenti nello Spazio Arte Duina fino il 15 giugno 2016. Non perdete questa occasione!

Un ringraziamento speciale a Mariella Segala, per la disponibilità e gentilezza mostrata.

Federica Taddeo.

Ingranaggi Gianfranco Gentile rust garden
Ingranaggi – Gianfranco Gentile. Pastelli su cartone da imballo, 77×94 cm
Athena Cogitans Rust Garden Gentile archeologia industriale cartone
Athena Cogitans – Gianfranco Gentile.
Pastelli su cartone da imballo, 150×150 cm.
Gentile Macchina da cucire rust garden
Macchina da cucire per cuoio – Gianfranco Gentile. Pastelli su cartone da imballo, 95×94 cm.
Ingranaggi Gentile Archeologia Industriale rust garden
Ingranaggi – Gianfranco Gentile.
Pastelli su cartone da imballo, 77×94 cm.

Ph credit: Spazio Arte Duina